The Night Cage. Ovvero: Don Tonino.

Di Nicola "Nik" Patti

Il 25 Ottobre dell'ormai incredibilmente lontano 1990, su Italia 1, andava in onda il sesto episodio della seconda (e purtroppo ultima) stagione di “Don Tonino”. Il titolo era “Don Tonino e la maledizione dell'abate”. Il me settenne attendeva con ansia questo appuntamento settimanale, ne parlavo a scuola, annunciandolo ai miei compagni (del tutto disinteressati) come una sorta di mini-avvento. Era la serie perfetta per il me settenne: c'erano Gigi e Andrea, si rideva e si risolvevano misteri. Un'apoteosi di cattivo gusto che trovava in quel bambino il perfetto audience. Leggendo TV Sorrisi e Canzoni ero preparato dalla settimana precedente: avendo superficialmente dato un'occhiata per non indugiare in spoiler (sì, lo facevo già allora) aspettavo trepidante la comparsa di questo temibile abete che avrebbe lanciato chissà quale alberata e fogliata maledizione.

La poco inquietante copertina di The Night Cage

Ovviamente nessun spaventoso sempreverde si presentò sullo schermo, bensì un monaco di alto rango avvolto nel mistero. Non ricordo la trama della puntata, ma ricordo perfettamente cosa accadde quella notte e le notti seguenti: il me settenne non chiuse occhio, tenendo lo sguardo fisso sulla porta della cameretta, schiacciato dal terror panico. Immerso nell'oscurità, attendevo il fatidico istante in cui, dal corridoio, con passo austero e inesorabile, l'abate maledetto avrebbe varcato la soglia. I miei genitori erano letteralmente due pareti sottili da me, ma mi sentivo solo, abbarbicato al mio cuscino, in balia di flutti d'oscurità. Niente avrebbe potuto salvarmi quando il monaco senza volto sarebbe venuto a prendermi. 

Soli, con una candela in mano

Perché questo fa il buio. Dilata le distanze, amplifica i rumori, instilla in tutto il tuo corpo la convinzione di solitudine, di abbandono, occultando il quotidiano e deformandolo, fino a renderlo mostruoso e insondabile. Non credo che Christopher Ryan Chan, Chris McMahon e Rosswell Saunders abbiano mai visto “Don Tonino”, anche se la casa editrice Smirk & Laughter Games è situata in Connecticut, quindi relativamente vicino al Canada dove Don Tonino in effetti fu trasmesso. Resta il fatto che “The Night Cage” riesce a ricreare proprio quel senso di smarrimento, di oppressione e di solitudine che soltanto un bambino di sette anni, nel buio della sua cameretta, può provare. Un gioco per 1-5 temerari, ambientato in un labirinto infinito composto letteralmente di oscurità. Avanzeremo, armati soltanto di una flebile candela, attraverso gli sconfinati corridoi di questo luogo fuori dal tempo e dalla spazio. Anche se insieme, saremo soli, consapevoli di scolpire il nostro cammino grazie alla luce: il sentiero, composto da tessere, si rivelerà a noi soltanto quando avremo il coraggio di fare un passo avanti. E dopo che avremo deciso quale cammino intraprendere, tutto ciò che ci circonda svanirà, e le tessere rivelate, salvo che non siano occupate da un nostro compagno, verranno rimosse.

Inside the box

Servirà trovare le chiavi per uscire, una per ogni giocatore; servirà raggiungere l'uscita (perché un'uscita ci dovrà pur essere); servirà evitare di imbattersi in ciò che si annida nell'oscurità (perché qualcosa si annida sempre nell'oscurità). Anche se giochiamo su una griglia, il labirinto risulterà infinito, grazie al così detto effetto Pac-Man tanto caro ai terrapiattisti. Ci sono tessere quadrate, che si piazzano, scegliendone l'orientamento, ma no, questo non è Carcassonne.

Fir of the Dark

Sotto trovate il link al Kickstarter. Buttate un occhio, ma poi non dite che non vi avevo avvertito. Perché se è spaventoso guardare dentro il buio, è ancora più spaventoso capire che il buio sta rispondendo a quello sguardo.

RIFERIMENTI:

The Night Cage campagna Kickstarter

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