Io, Bastian Contrario, e Coimbra
di Nicola Mosca
Scorrendo rapidamente il feed del
mio profilo Facebook, spesso mi soffermo sui post del gruppo “Giochi da
Tavolo”. Chi starà leggendo questo articolo probabilmente saprà già di cosa
parlo, ma vorrei comunque descrivervi questo “magico luogo”. Vi narro di un
gruppo pubblico che conta oltre 20000 persone, dove i giocatori giorno per
giorno raccontano le proprie esperienze ludiche o correlate al mondo del gioco
attraverso immagini e parole. A volte sono veri e propri racconti ben strutturati,
altre volte solo immagini senza nemmeno il titolo del gioco in figura. Molte altre invece ci sono giocatori che
richiedono informazioni. Un esempio?
“Ho trovato quel gioco in offerta a pochi euro. Che ne pensate?”
Questa domanda, ogni singola volta, genera un putiferio. Non me ne vogliate, ma è oggettivo. Ci sono quelli che rispondono con perizia, dettagliando pro e contro del titolo in questione, ci sono quelli che istigano direttamente l’acquisto con un “compralo” senza nessun dettaglio (anche senza valutare se il target del richiedente è corretto o meno), ci sono quelli che commentano per fare simpatiche battute (e creare entropia) e poi… Ci sono quelli che cercano il conflitto. Lo so, è un meccanismo che vige sul web in generale, non solo qui, ma mi stupisce sempre. “Ah, non sei d’accordo con me? Allora sei un vile marrano!”. Io? Dove mi colloco? Io sono quello che ci casca sempre, risponde e cerca di argomentare in modo costruttivo (o almeno lo spero).
Poi vi dirò, c’è un gioco in particolare che ogni volta viene bistrattato e che proprio non riesco a non difendere ogni singola volta. Quel gioco si chiama Coimbra.
Poi vi dirò, c’è un gioco in particolare che ogni volta viene bistrattato e che proprio non riesco a non difendere ogni singola volta. Quel gioco si chiama Coimbra.
Coimbra è un gestionale a selezione dadi (o come direbbe il mio amico Antonello “piazzamento dadolatori”) con contorno di insalata di punti (hate it or love it) del celebre duo Gigli-Brasini, per 2-4 giocatori, edito da Eggertspiele e localizzato in Italia da Ghenos Games.
Proprio come Bastian Contrario, che nella battaglia dell'Assietta fu il solo a disobbedire all'ordine di ripiegare sulla seconda linea e con il suo gesto determinò l'esito favorevole di tutta la battaglia contro l'esercito franco-ispanico, vorrei provare ad essere in controtendenza e cambiare le opinioni di chi non apprezza questo gioco a me caro.
Premetto, io sono un vero appassionato di gestionali con i dadi. In collezione
ne ho veramente tantissimi: The Castle of Burgundy, I viaggi di Marco Polo,
Troyes, Bora Bora, Santa Maria, Grand Austria Hotel, I Ragià del Gange, etc.
L’ebbrezza di scegliere la mossa ottimale anche quando l’alea dei dadi ti è
nemica, quando tutto quello che speravi di poter svolgere in questo turno ti è
impossibile e raggiungere quel sottile equilibrio prossimo alla soddisfazione
personale è qualcosa che adoro. Quindi nel 2018, appena vista qualche foto sul
web, ebbi voglia di provarlo. Non mi fu possibile a Lucca, ma nel novembre di
quello stesso anno, in occasione di una serata a casa di amici, ebbe luogo la
prima partita. Fui abbastanza convinto da quella
prima prova. Mi ripromisi quindi di acquistarlo. Così fu.
Da allora mi è capitato di
giocarlo diverse volte e con un numero di giocatori variegato, quindi dopo
tanto tempo e abbastanza partite sulle spalle, vorrei dirvi cosa ne penso.
Se ne avete già letto in giro, sappiate che è uno di quei titoli che nutre numerosi detrattori. Uno dei principali motivi per cui tanto disprezzo? Le sue meccaniche. Perché? Già viste in molteplici altri titoli. O almeno così dicono. Il che innanzitutto non è una connotazione negativa a mio avviso:
È come se un servizio di streaming ci consigliasse The Killing dopo aver visto Twin Peaks. Che problema c’è?!
Inoltre vi dirò, qualcosina di innovativo lo percepisco e vi spiegherò le meccaniche a grandi linee, giusto per darvi un’idea, premettendo
che il gioco è stretto: hai solo quattro turni per fare tutto ciò che ti sei
prefisso. Ogni turno verranno tirati i dadi che andranno a formare un pool
comune. Da questo pool vengono selezionati da ogni giocatore tre dadi, uno alla
volta. I dadi vengono piazzati poi nella sezione del castello o in una delle tre zone in cui è divisa la città. Il valore del
dado conta: in sostanza nella maggior parte dei casi scegliere un dado alto
vorrà dire scegliere per primi la carta che acquisteremo nell'azione successiva,
ma di contro vorrà dire che dovremo pagarla di più. Le carte che acquisteremo
ci daranno effetti o one-shot o in alcune fasi di gioco per il resto del gioco o
a fine partita. Inoltre ci faranno avanzare sui quattro tracciati su cui otterremo
dei bonus ogni turno in base al colore dei dadi scelti (e avanzando
miglioreremo i bonus oltre a candidarci per l’ottenimento di alcuni punti
vittoria a fine partita). Il che è molto sfidante e allo stesso tempo induce ad
una buona paralisi da analisi: devi pensare di fatto ai possibili scenari che
potrebbero verificarsi e pianificare l’intero turno in base alle risorse che
hai a disposizione, ai dadi presenti e a quello a cui punti (ah, che
soddisfazione spremere le meningi). A questo si aggiunge la gestione della
mappa per la visita dei monasteri (come ne "I viaggi di Marco Polo") e la
selezione di alcuni obiettivi di fine partita a fine di ogni turno.
Inoltre vorrei sottolineare che
la qualità dei materiali di questo gioco è davvero superba: persino l’inserto è
studiato nei minimi dettagli: una gioia per chi è afflitto da disturbo
ossessivo compulsivo.
Ma in tutto questo devo dirvi la
verità, ci sono davvero tanti detrattori alle spalle di questo gioco e penso
che tra l’altro questo abbia inciso sulle vendite. Sarà anche perché qualcuno
ha già altri titoli simili in libreria e non ha voglia di comprare un altro
gioco con queste meccaniche? Sarà… Ma io vi consiglierei l’acquisto comunque,
considerando tra l’altro che ultimamente è spesso reperibile a buon prezzo e
con ottimi sconti.
Come? C’è sempre quell'utente lì, sul gruppo Facebook, che dice che se un gioco è in sconto è perché non è un
bel gioco? Sì, sentita spesso questa.
Io, intanto, continuo a divertirmi giocando a Coimbra.
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