Modena Play: Cronache dal futuro
Di Daniele "Coso" Mariotti
La sveglia risuonò nella piccola stanza come un colpo di fucile. Giorgio si girò dall’altra parte, aprì gli occhi e con fare confuso cercò di arrivare al cellulare sul comodino. Una volta spenta la sveglia si mise in piedi a fatica ed entrò in bagno.
Generalmente nei suoi giorni di ferie adorava rimanere a letto fino a tardi. Ma quello non era un giorno qualsiasi. Aveva fatto un lungo viaggio, più di sei ore di auto, per arrivare a Modena.
La doccia fredda lo rimise al mondo. Anche se erano i primi di settembre, faceva ancora molto caldo.
Dopo essersi lavato e vestito, prese lo zaino e cominciò ad elencare. La mappa con i biglietti c’erano. Anche portafogli, power bank e fazzoletti. Da sopra il comodino prese il pacco nuovo di mascherine e lo girò per leggere le istruzioni sul retro. Le aveva comprate appositamente per l’occasione. Erano le famose FFP2, quelle più sicure. Le aveva pagate un occhio della testa, ma che vuoi, la sicurezza prima di tutto. E lui non sapeva cosa aspettarsi.
Prese una mascherina e ripose il pacco con le altre nello zaino. Poi mise dentro anche il gel igienizzante e le salviette umidificate. Lo zaino così, anche se con tutte quelle cose, era praticamente vuoto. Ma l’obbiettivo era quello. Avere spazio per i giochi.
Uscì di buona lena, si fermò presso un alimentari per prendere un panino per pranzo e si diresse poi alla stazione degli autobus. Erano solo le 7 e 30, ma davanti alla fermata c’erano già cinquanta ragazzi, tutti ad aspettare lo stesso mezzo. Giorgio sapeva che non li avrebbero fatti salire tutti insieme, quindi si mise in fila, con il cuore in pace, e cominciò a leggere le notifiche Facebook in attesa del suo turno. Dopo 2 autobus e circa cinquanta minuti in piedi, riuscì a salire e prendere posto. L’eccitazione cominciò a farsi sentire.
Arrivato in zona Fiera, scese e si incamminò verso l’entrata. Generalmente aprivano verso le 9, ma immaginava che, a causa dei controlli per il coronavirus, quest’anno l’ingresso sarebbe stato molto più lento. Per questo si era mosso presto, per essere tra i primi e non perdere tempo. Ma si sbagliava. Come per le partenze intelligenti, che poi non lo sono affatto perché tutti hanno la stessa idea, altri due/trecento ragazzi, più o meno sparpagliati, si ammassavano davanti ai cancelli del Modena Play pronti ad entrare.
Giorgio pensò che era da molto che non vedeva tutta quella gente in un solo luogo e che, se fosse arrivata la polizia, avrebbero tutti rischiato di essere multati. Ma poi si tranquillizzò pensando che dopotutto quello era un evento organizzato e che sicuramente se lo aspettavano. Camminò tra le persone cercando di rispettare per quanto possibile una parvenza di distanza. I suoi amici non sembravano essere arrivati. Poco male. Li avrebbe incontrati dentro.
Alle 9 in punto aprirono i cancelli. Tutti i ragazzi in attesa, con calma, si misero in fila per esibire il biglietto e farsi prendere la temperatura. Per quanto possibile non c’erano le distanze di norma, ma Giorgio non aveva mai tolto la mascherina e si sentiva al sicuro per questo. Quando toccò a lui mostrò il biglietto, si igienizzò le mani presso un dispenser fuori le porte della fiera e mise i guanti che gli furono consegnati. Era fatta. Modena Play era davanti a lui.
Come quelli bravi si era fatto un elenco di giochi che avrebbe voluto provare. Non erano tantissimi, ma si era ripromesso di non uscire di lì senza averli almeno visti. Lungo il corridoio principale c’era già abbastanza gente. Giorgio non volle rischiare e si buttò nel padiglione alla sua sinistra alla ricerca dei tavoli dove sedersi. Benchè gigantesco, nel padiglione faceva molto caldo. Era solo metà mattina e Giorgio immaginò che nel pomeriggio sarebbe stato anche peggio.
Si avvicinò ad un tavolo su cui era apparecchiata una nuovo uscita. Intorno ad esso, seduti, c’erano 4 ragazzi muniti tutti di mascherina e guanti. In piedi invece c’era il dimostratore, con la maglietta con il logo dell’azienda, che appena vide Giorgio gli intimò di allontanarsi. Giorgio, colto di sorpresa, fece un passo indietro. Voleva solo guardare, spiegò. Il dimostratore disse che non potevano avere gente attorno ai tavoli per non creare assembramenti. Non era permesso e loro non potevano assumersi la responsabilità. Quindi lo invitò nuovamente ad andarsene e a riprovare più tardi se avesse voluto partecipare ad una demo del gioco.
Giorgio ci rimase un po’ male e si incamminò pensando che il dimostratore fosse stato un po’ rude e forse anche un po’ esagerato. Ma dopotutto, poveracci, i dimostratori dovevano ripetere sempre le stesse cose e avere a che fare con un sacco di gente. Inoltre, guardandosi attorno, Giorgio notò come molti stand stessero applicando quella regola quindi, evidentemente, quest’anno in fiera doveva essere così.
Ormai era ora di pranzo e non era riuscito a provare nulla. Molti giochi andavano su prenotazione e le liste erano quasi tutte piene considerando che i tavoli erano pochi e non si potevano far sedere troppe persone alla volta. Lungo i corridoi, tra gli stand, il flusso di persone era abbondante. Magari non come l’anno precedente, ma comunque copioso. Per quanto Giorgio cercasse di non toccare gli altri, gli spazi erano ristretti e andare a sbattere contro le persone certe volte era inevitabile. Faceva caldo, troppo. Stava sudando e anche gli altri attorno a lui. Al pensiero di tutte quelle goccioline sparse nell’aria gli venne un brivido lungo la schiena. Fortuna che aveva comprato quelle mascherine, anche se ormai faceva fatica a respirare.
A metà pomeriggio approdò ad un tavolo dove presentavano un gioco che lui aveva adocchiato. C’era posto e si sedette tutto contento. Davanti a lui, sulla plancia di gioco, miniature finemente scolpite attendevano solo di muovere guerra. Il dimostratore chiese come prima cosa di igienizzare le mani e sostituire i guanti. Il ragazzo seduto dall’altra parte del tavolo protestò dichiarando di averli appena cambiati presso lo stand accanto, ma a nulla valsero le sue lamentele. Il dimostratore poi raccolse tutte le miniature sul tavolo e le mise dentro una scatola di legno. Un collaboratore arrivò portando una scatola simile e ritirando quella appena riempita. Fu spiegato che le miniature venivano sanificate ogni volta che cominciava una nuova demo. Le carte, imbustate, erano state già sostituite. La dimostrazione cominciò e il coronavirus scomparve.
Arrivata sera Giorgio fece il bilancio della giornata. Tre giochi provati e uno solo comprato. Benchè il gioco acquistato fosse piuttosto voluminoso, lo zaino sembrava troppo vuoto per i suoi gusti. Era partito con l’intenzione di fare altri acquisti ma le file infinite per gli outlet in Fiera lo avevano fatto desistere. Inoltre, con sua grande sorpresa, alcune case editrici non erano presenti. Per quanto fosse stato contento di ripercorrere quei padiglioni, girare per gli stand, vedere tavoli pieni di giochi e incontrare amici e conoscenti, non poteva negarlo, Modena Play quell’anno mancava di una grande caratteristica che l’aveva sempre contraddistinta: la socialità.
Stanco, salì in auto e compose il numero di Antonio, il suo migliore amico. Si, stava tornando e no, non aveva recuperato quell’espansione, ma tranquillo, nello zaino aveva una nuova avventura che li avrebbe tenuti occupati fino al prossimo evento.
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